venerdì 17 gennaio 2014

La recensione di Denis Podnos del tour americano dei Goblin (seconda parte).



Ecco la seconda parte della recensione di Denis:
 “Passiamo a un altro aspetto delle esibizioni di Goblin, cioè quello teatrale.
Sono davvero piacevoli le impressioni sulla vivace interazione tra i musicisti e la loro immagine personale, espressa sul palcoscenico.
Massimo, vestito come sempre squisitamente e con gli occhiali scuri, ha simpaticamente ‘diretto’ i concerti, interagendo con il pubblico e mostrando più volte il suo plettro prima di iniziare a suonare, facendo dei gesti rockettari con le dita della mano ma anche quelli più semplici, indirizzati ai musicisti nei momenti dei loro assoli, guidando più volte il gruppo dando il “one, two, three, four” e chiamandoci ad applaudire ai ritmi della musica (per esempio durante Tenebre). Ed ha scatenato la reazione dei spettatori che per la maggior parte erano molto entusiasmati (ovviamente). Spesso ringraziava il pubblico, rivelando il nome del brano appena suonato. E poi Massimo finiva i concerti alzando la chitarra sopra la testa, facendo un lento movimento come se volesse gettarla verso la batteria. Grazie Massimo!
In particolare sono stato felice di vedere il rapporto scenografico tra Massimo ed Aidan, gli sguardi di uno verso l’altro e il modo in cui Massimo seguiva l’esibizione di Aidan. Spicca il spiritoso movimento delle dita di Massimo verso Aidan all’inizio del brano Goblin con il suono preregistrato del raschio.
Era in tal senso singolare il rapporto tra Massimo e Fabio, i vecchi compagni di scuola Goblin dai tempi giovanili degli Oliver. Sono curioso di sapere di che cosa parlavano quando si avvicinavano qualche volte. Durante i primi concerti avevo la sensazione che Massimo facesse fatica a coinvolgere Fabio in senso più teatrale ma pian piano mi è sembrato che Fabio ci ha preso gusto in questo suo ruolo di attore. Il momento più bello è stato un brevissimo giro di valzer tra Fabio e Massimo che hanno così introdotto Profondo Rosso al 9:30 club di Washington DC. Fabio e Massimo li vorrei vedere cosi più spesso. Anche se è stato soltanto un gioco questo, per me rappresentava il vero simbolo del motto “40 years in the making”, ricordando di nuovo che sono proprio loro due che hanno fatto tanto insieme fin dal 1973 ed anche senza Claudio.
Per quello che riguarda Fabio stesso, credo che il suo carisma si possa soltanto sognare. Seguirlo suonare ed atteggiarsi sul palco è un puro piacere. Le espressioni facciali, gli sguardi verso gli altri musicisti del gruppo o il pubblico e i sorrisi sono tanti e molto diversi. Faceva bene il comico durante gli effetti sonori di Profondo Rosso, mostrandosi prima spaventato dall’urlo della madre omicida, poi ferito al colpo di mannaia e infine ballando un po’ come un bambino innocente mentre suonava la ninna nanna. Ma questo non lo faceva ad ogni concerto. Fabio sa anche osservare il pubblico benissimo e ci ha riconosciuto più volte durante i concerti, salutandoci dal palcoscenico. Grazie per essere così attento Fabio!
Poi la sinergia tra Fabio ed Agostino è un mondo intero in sé. Fabio si è spesso rivolto ad Agostino con dei bei sorrisi o sguardi di apprezzamento mentre il gruppo era in piena azione. La reazione di Agostino purtroppo mi è quasi sempre sfuggita perché coperto dalla batteria e me la posso soltanto immaginare visto il loro rapporto umano. Durante il concerto a New Haven c’è stato un momento in cui i due mi hanno incantato con il loro distacco dagli altri, continuando però a suonare in sintonia con il gruppo. Semplicemente indescrivibili questi momenti e forse sto gia sognando piu che ricostruendo la vicenda con cura! Scusate!
Un peccato davvero che non potevamo vedere bene Agostino dietro la sua batteria. Il palcoscenico alla chiesa di New Haven era l’unico posto dove la visibilità era buona ed ho osservato con piacere la passione con quale suonava, il suo sguardo particolare e la sua mimica facciale. Una sera era vestito con una sua maglietta personalizzata con la scritta “Drums”  e quando si è alzato durante l’introduzione dei musicisti ci ha mostrato, voltandosi, anche il retro dove c’era scritto “Ago”. Grande Ago!
Di Aidan e Maurizio, dato che sono sempre piazzati a distanza uno dall’altro, alla sinistra di Massimo e alla destra di Fabio rispettivamente (dal punto di vista del pubblico), potevamo goderci soltanto gl sguardi concentrati di uno verso l’altro (Maurizio mi sembrava spesso più serio di Aidan), specie quando erano occupati con la sincronizzazione delle loro parti (durante Roller per esempio). Aidan me lo ricordo per quella espressione sul viso che aveva mentre stava suonando con tanta passione l’emozionante assolo al Minimoog dal brano Goblin. Mi ha fatto molto piacere vederlo con tanto entusiasmo! Laddove Maurizio mi divertiva coi suoi sguardi spesso seri e molto pensierosi e il suo movimento quando saltava al ritmo di musica. Però sa anche sorridere benissimo e lo fa con tanta simpatia!
L’ultima cosa che potrei dire di aspetto teatrale riguarda la presentazione audiovisiva dei concerti ai quali ho assistito. Stranamente spesso lo schermo si presentava quasi bianco e privo di immagine. Pensando al mini tour dell’anno 2009 con tanti video sullo schermo, per esempio l’esecuzione di Roller era accompagnata da immagini tratte dal film Wampyr (versione italiana di Martin di George Romero), invece assenti il dicembre di 2013. Questa volta anche qualche immagine, come quelle da Profondo Rosso, mi sembravano diverse ma complessivamente ce ne erano meno rispetto al 2009. Grazie lo stesso ai Goblin. Non c’è nessun problema per me. È soltanto un appunto per la cronaca.”.


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