domenica 2 febbraio 2014

New Goblin Tour EP 2013: la recensione.




C’è una regola aurea nel mondo della musica, conosciuta da tutti gli appassionati ma sistematicamente ignorata dagli artisti e dalle case discografiche. La regola, semplicissima, è questa: ‘mai reincidere in studio i propri brani’, non saranno mai migliori delle versioni originali. Non importa se le nuove registrazioni vengono effettuate con “le più moderne tecnologie” o con “strumentazioni che all’epoca non ci potevamo nemmeno sognare” o “con arrangiamenti che li rendono più attuali”, il risultato è sempre quello: la nuova versione non regge il confronto con l’originale. I motivi sono svariati. Alcuni sono soggettivi, come l’orecchio di chi ascolta che, abituato a sentire il pezzo in un certo modo, percepisce come stonature le modifiche apportate. Atri sono oggettivi e possono essere riassunti nel termine ‘freddezza’. E’ difficilissimo, utilizzando l’attuale tecnologia digitale, ottenere esecuzioni che possano competere con il suono analogico di un tempo e, d’altro canto, non è pensabile che musicisti invecchiati riescano a rendere l’enfasi, la voglia di suonare, la grinta, le centinaia di ore passate in cantina a provare il pezzo, insomma la 'fame’ di successo e l’entusiasmo che avevano decenni prima.
Ma allora perché prima o poi ci cascano praticamente tutti? Spesso sono le case discografiche che propongono questi progetti, specialmente se hanno appena messo sotto contratto un artista già affermato, poiché facendogli realizzare delle cover dei suoi successi, riescono a fare entrare nel catalogo quei brani, senza dover ottenere le licenze sulle esecuzioni originali. Altre volte sono gli artisti stessi, che, a corto di idee e di ispirazione, pensano di buttarsi sul sicuro rispolverando il repertorio, allettati dalla chimera del ‘massimo risultato con il minimo sforzo’.


Come ben sapete la Death Waltz ha pubblicato lo scorso ottobre un mini album dei New Goblin intitolato Tour EP 2013 che contiene quattro nuove registrazioni di Profondo rosso, Roller, Suspiria e Tenebre e per quanto Spencer Hickman, il proprietario della label inglese abbia salutato entusiasticamente queste nuove esecuzioni, diciamo subito che la regola aurea di cui sopra non viene smentita nemmeno in questa occasione.


Il New Goblin Tour 2013 EP ha una bella copertina realizzata dal cartellonista Graham Humphreys che ritrae due celebri pose di Clara Calamai e Stefania Casini in un decor suspiriano e con uno spartito come sfondo. L’EP, inciso a 45 giri per una migliore qualità audio si apre su Profondo rosso senza arpeggi acustici ed in cui la registrazione pone in rilievo il lavoro della nuova sezione ritmica ed in particolare la grancassa di Tani, segue Roller in cui è l’organo ad essere in primo piano e non il basso, caratteristica saliente della versione originale del brano mentre il finale riserva qualche leggerissima variazione di chitarra elettrica e sinth. Il secondo lato presenta una rilettura di Suspiria senza buzuki ma con un suono di tabla corretto. Simonetti recita un testo reinventato assai meno inquietante e reso grossolano dalla ripetizione di “suspiria”, viene poi aggiunto un sotto finale inedito con sonorità di tastiera già presenti nell’originale ma più marcate ed un finale che rimanda alle precedenti riletture del brano effettuate dai Daemonia e prima dai Simonetti Horror Project. Chiude il lavoro Tenebre con Previtali che non recupera l’effetto stereo e la sonorità del basso ma esegue in modo accurato la complessa partitura ideata da Pignatelli. Rispetto alla versione originale vengono aggiunte un paio di urla ed un breve passaggio con la doppia grancassa.


Inutile dire che vista la subitanea ‘scomparsa’ dei New Goblin, le tracce di questo EP quasi (d’obbligo per le cose dei Goblin….) certamente rimarrano le uniche testimonianze dell’attività in studio della band, dato che dell’album di inediti (e di cover...), annunciato come in avanzata lavorazione nel 2011, si erano perse le tracce già da molto.


Concludo ricordando che New Goblin Tour 2013 EP è stato stampato dalla Death Waltz in tre differenti colorazioni di vinile da 140 gr: quella europea è ‘solid red’, quella americana (inizialmente venduta esclusivamente all’interno delle sale da concerto durante il tour) è ‘clear red’ e quella ‘subscriver’ offerta prioritariamente ai 300 sottoscrittori dell’etichetta (ma sembra tirata in 400 esemplari), è stampata in vinile bicolore, metà rosso e metà rosso trasparente. Per i collezionisti il problema  non è la rarità ma individuarle, perché anche negli USA circolano copie solid e gli album sono sigillati. La differenza di colore tra solid e clear red è poi così tenue che per essere sicuri bisognerebbe mettere a confronto diretto le due varianti.

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